E’ tutto pronto al Museo archeologico e d’arte della Maremma per accogliere il pubblico in occasione dell’inaugurazione della mostra “Una terra di mezzo. I longobardi e la nascita della Toscana”, in programma oggi alle 18:30 per le autorità e dalle 21 per cittadini e turisti.
La mostra curata da Chiara Valdambrini, direttore scientifico del MAAM, e da Barbara Fiorini, architetto, nasce con l’obiettivo di narrare la grande epopea longobarda che ha caratterizzato e trasformato anche il territorio grossetano, lasciando un’impronta forte nella storia. Un progetto rivolto al grande pubblico, ma anche a tutti gli addetti ai lavori che hanno accolto con piacere l’idea di questa mostra ed hanno dato il loro fondamentale contributo nella selezione del materiale da esporre e nel catalogo che accompagna l’esposizione, rinnovando e arricchendo quanto già noto sulla Tuscia.
“Siamo fieri di proporre al pubblico questa mostra – commentano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e il vicesindaco e assessore alla Cultura Luca Agresti – che racconta come la presenza longobarda nel nostro territorio non sia stata solo un passaggio sfuggente, ma una presenza fissa e stabile, come dimostrano i contesti e gli oggetti esposti. Un evento importante, che rientra a pieno titolo nel lavoro che stiamo mettendo in campo per la candidatura di Grosseto a Capitale italiana della cultura 2024. Ringraziamo le curatrici della mostra Chiara Valdambrini e Barbara Fiorini, Promocultura, il comitato scientifico, gli studiosi coinvolti a livello nazionale e internazionale per il catalogo, gli enti e i musei che hanno concesso i reperti in prestito, i restauratori e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra”.
“Due sono stati gli stimoli importanti – spiegano il direttore scientifico del Maam, Chiara Valdambrini e l’architetto Barbara Fiorini – riprendere in mano dopo anni, in una visione d’insieme, il Ducato di Tuscia (odierna Toscana e alto Lazio) nel periodo longobardo e raccontare la storia dei suoi confini, fino a raggiungere i luoghi a noi più vicini. E’ proprio tra il 568 e il 774 (durata del Regno Longobardo) che in tutta Italia avviene il grande cambiamento: un nuovo popolo, una nuova gestione, nuovi equilibri, un percorso intriso di suggestione e domande sul quale plasmare il futuro. Una riorganizzazione generale che ha pian piano scardinato ogni certezza preesistente, verso una nuova era”.
La mostra si sviluppa in quattro sezioni, con un allestimento di impatto, basato sull’idea dell’intreccio simbolo della compenetrazione tra autoctoni e “invasori”, ma anche tratto distintivo di alcune decorazioni che troviamo frequentemente negli oggetti longobardi e nei decori artistici.
La prima sezione, nella sala d’ingresso, accoglie il visitatore nella “terra di mezzo” dove compaiono oltre al titolo e l’incipit dell’Origo Gentis Langobardorum due mappe, una dedicata alla migrazione e una alla progressiva conquista longobarda. Nella fascia superiore appare una timeline essenziale che inizia con il 568 e termina con il 774 (durata del Regno).
La seconda sala, totalmente immersiva e sensoriale, è dedicata a “Goti, Bizantini e Longobardi”.
Qui troviamo ricostruite due sepolture femminili con corredo provenienti da Chiusi (Santa Mustiola e Ospedale Pubblico) entrambe con deformazione cranica, il tesoro di Galognano, la lamina di Agilulfo e l’anello sigillo di Faolfus. Di sottofondo una voce che recita l’ “atta unsar” (Padre Nostro in gotico) su tema musicale evocativo il cui testo è riportato in una delle pareti della sala.
Sarà la voce del grossetano Fabio Cicaloni a recitare la preghiera.
La terza sezione è dedicata al Ducato di Tuscia e ad alcuni temi generali sul popolo Longobardo. In questa sala si trova la gran parte degli oggetti protagonisti della mostra.
Al centro ci sono i reperti di Roselle affiancati da quelli del territorio maremmano (Salica, Casette di Mota, Grancia, Talamone, Saturnia, Semproniano, Podere Macereto, San Martino sul Fiora, Pitigliano, Vetricella, Castiglione della Pescaia), tutto intorno, in una esplosione centrifuga, troviamo le altre testimonianze materiali che provengono dal resto del Ducato.
I luoghi protagonisti sono: Roselle, Luni, Fiesole, Lucca (con il fantastico scudo di Villa Guinigi), Volterra, Pisa, Area senese (Aiano-Torraccia di Chiusi, Sovicille), Arezzo, Chiusi, Pistoia, la Maremma toscana e alto laziale, Chiusa del Belli (Farnese), Bolsena, Perugia, Isola del Giglio e Formiche.
Segue un corner con la ricostruzione a cura de “La Fara” di due abiti longobardi, uno maschile ed uno femminile. Ad accompagnare il percorso due punti multimediali, uno con il corto-promo della mostra e un video-documentario a cura della scrittrice e influencer Maria Angela Galatea Vaglio, che racconterà l’arrivo di Alboino, la storia di Teodolinda e la figura di Paolo Diacono, realizzato da Francesco Rossi e Luca Deravignone, mentre nell’altro si proietterà un video approfondito sull’abbigliamento e gli accessori longobardi preparato dall’associazione “La Fara”.